Cosa sono e come funzionano le lobby

Chi sono i lobbisti?
Un lobbista, insomma, è un professionista che sviluppa una relazione con le istituzioni e i soggetti della politica, portando loro dati e informazioni che rappresentino le necessità dell’entità che rappresenta. Il lobbista non lavora solo per aziende: accade che le lobby si formino per fare pressione su cause sociali, ad esempio su temi di natura ambientale o di rappresentanza dei diritti degli individui.
Come funzionano le lobby?
La vulgata che immagina incontri segretissimi e pranzi occulti in luoghi top secret è solo una leggenda: gli incontri di lobbying coi politici eletti avvengono direttamente nelle sedi istituzionali, dove i lobbisti presentano dati e ricerche e chiedono l’implementazione di decisioni che ritengono poter migliorare la situazione delle aziende o associazioni per cui lavorano. I decisori pubblici, dopo aver incontrato pubblicamente diversi esponenti di gruppi di pressione, devono poi sintetizzare i dati raccolti, mediare tra le parti e prendere una decisione che possa soddisfare le necessità dell’interesse pubblico.
Lobbying diretto e indiretto
Esistono due tipi di lobbying: quello diretto e indiretto. Il primo è quello di cui abbiamo appena parlato e mira direttamente agli amministratori della cosa pubblica. Il secondo invece mira all’opinione pubblica e ai mass media, e vuole avanzare una pressione indiretta (appunto) sui politici mediante la sensibilizzazione dei cittadini. Fanno parte di questo secondo gruppo le manifestazioni di protesta, le campagne sulla carta stampata e quelle sui social network, tra le altre.
Le lobby a Bruxelles
La patria europea delle lobby è Bruxelles, la città belga patria delle istituzioni Ue. Qui quasi tutte le grandi multinazionali, le aziende, i gruppi di interesse e persino le ong hanno una sede di rappresentanza nella capitale d’Europa. Secondo alcune stime, ci sarebbero almeno 1.770 gruppi di lobby di ong e associazioni no-profit. E altri 1.500 gruppi di lobby di altrettante aziende che hanno colloqui diretti con le istituzioni europee (tra le altre, ci sono Google e Facebook). Ci sono poi i gruppi che rappresentano associazioni di categoria, sindacati e think tank.
Chi spende di più in Europa
Ogni settore industriale mette a bilancio i soldi per le attività di lobbying. A Bruxelles la manica larga è soprattutto quella delle industrie chimiche, che tramite la loro sigla di associazione European Chemical Industry Council hanno speso almeno 9 milioni di euro nel 2020 per sponsorizzare i loro interessi al vertice della politica comunitaria. Curiosamente, al secondo posto c‘è la loro nemesi: gli ambientalisti, riuniti nell’European Environmental Bureau, che nello stesso periodo hanno destinato almeno 7,2 milioni di euro all’attività di lobbying a Bruxelles.
Le lobby Big Tech
Tutte insieme, le industrie del tech mondiale invece spendono un totale di quasi 100 milioni di euro l’anno per cercare di condizionare le scelte dei decisori europei, stando a un rapporto pubblicato da Corporate Europe Observatory (Ceo) e Lobby Control. Delle 612 aziende e gruppi di pressione censiti dal report, però, sono solo una decina le società che spendono un terzo di questa cifra enorme: Vodafone, Qualcomm, Intel, IBM, Amazon, Huawei, Apple, Microsoft, Facebook e Google.
Le lobby in Italia
E in Italia? Nel nostro Paese l’attività di lobbying rimane ampiamente non regolamentata: solo la Camera dei deputati ha adottato un «codice di condotta» per i suoi membri, che impone l’iscrizione a un registro professionale dei soggetti che si occupano professionalmente di lobbying. Tra le principali società di lobbying che operano alle nostre latitudini ci sono Cattaneo Zanetto, che nel 2020 ha fatto un segnare ricavi per più di 9 milioni di euro; Comin & Partners, che si è attestata sulla stessa cifra; Fb & Associati a più di 5 milioni; Inrete (6 milioni); Nomos Centro studi parlamentari (poco meno di un milione e mezzo). Ma a farla da padrone nei ricavi è Sec NewGate, con entrate per poco meno di 10 milioni di euro.